Ecobonus 110% – aggiornamenti aprile 2021

Anche se i dati di fine marzo diffusi dall’ance, l’associazione dei costruttori, registrano un netto incremento dell’utilizzo del superbonus 110% rispetto al mese precedente, la misura introdotta l’anno scorso con il decreto rilancio  34/2020 finora non è decollata con i numeri sperati a causa degli iter autorizzativi troppo lenti e gli eccessivi adempimenti burocratici sia per la realizzazione dell’intervento che per ottenere il beneficio fiscale.

Fra le criticità viene  segnalata la responsabilità penale e amministrativa in capo agli asseveratori.

La vera partita del superbonus ora è quella del decreto semplificazioni in arrivo a fine mese. Il governo lavora per inserire un capitolo proprio sul  superbonus. Il confronto è alle prime mosse ma quel che appare chiaro è che ci sono alcune questioni rilevanti da risolvere.  

Le modifiche potrebbero arrivare con un nuovo decreto semplificazioni, che il governo dovrebbe predisporre contestualmente al nuovo PIANO NAZIONALE di RIPRESA e RESILIENSA – PNRR per aumentare la capacità di spesa delle risorse del Recovery Fund.

E’ presto per sapere tutti i dettagli che popoleranno le pagine del Recovery Plan, ma c’è da dire che per quanto riguarda il superbonus l’aspetto normativo e pratico sta prendendo forma

In sintesi le indicazioni sono:

  • l’estensione del cosiddetto superbonus 110% all’intero anno 2023,

ricordiamo che con la legge di Bilancio 2021 il superbonus 110% è stato prorogato al 20 giugno 2022, per i condomini che abbiamo concluso almeno il 60% dei lavori la scadenza è prorogata al 31 dicembre 2022 e per gli IACP che abbiano completato almeno il 60% dei lavori il termine è al 30 giugno 2023;

  • la necessità di valutare l’inserimento di tale incentivo in una strategia di riqualificazione degli edifici e di semplificazione per favorire l’accesso degli interventi sugli edifici ubicati nei centri storici laddove la presenza di vincoli impedisce il miglioramento di almeno due classi energetiche;
  • prevedere l’estensione della platea dei beneficiari del superbonus 110% anche a soggetti esercenti attività d’impresa, arti e professioni, privilegiando il settore alberghiero e le pmi tra i comparti in difficoltà;
  • prevedere l’estensione della detrazione di imposta del 110%, così come di altre forme di agevolazione fiscale, agli interventi effettuati dalle aziende agricole e/o agrituristiche sui fabbricati rurali, essendo tali aziende attualmente escluse, valutando inoltre l’opportunità di estendere il perimetro di applicazione delle predette agevolazioni fiscali anche agli ippodromi;
  • si parla anche di una razionalizzare tutti gli altri bonus esistenti per le ristrutturazioni e per l’efficientamento energetico degli edifici sotto un’unica aliquota al 75%, modificando l’articolo 16-bis del testo unico imposte sui redditi
  • sarebbe necessario prevedere per la riqualificazione del patrimonio immobiliare privato una stabilizzazione delle agevolazioni fiscali, quali i cosiddetti bonus ristrutturazione edilizia, ecobonus, sismabonus, bonus verde, bonus arredi, bonus facciate, bonus idrico e bonus colonnine, e renderli strutturali almeno fino al 2025;
  • si evidenzia l’esigenza di  costituire un portale unico in cui i contribuenti e professionisti possano effettuare tutte le comunicazioni necessarie; 

Il problema poi  ancora complesso è quello sulle semplificazioni, richieste da tutti gli operatori e rese necessarie dai dati allarmanti provenienti dal territorio, dove gli uffici comunali sono in affanno – con la combinazione di archivi cartacei e personale in smart working – a rispondere in tempi ragionevoli alle richieste dei professionisti asseveratori.

Il nodo – per comprovare quello che dopo il decreto 76/2020 si chiama «stato legittimo dell’immobile» – è la «doppia conformità» dell’immobile ai titoli urbanistici ed edilizi di oggi e a quelli del tempo in cui fu costruito. Questo secondo aspetto crea appesantimenti burocratici da una parte e dall’altra esclude dal beneficio molti immobili per «difformità» al titolo edilizio originario. Ricordiamo che l’immobile accede al beneficio solo con una regolarizzazione (se è possibile).

Oggi l’accesso agli atti per l’asseverazione di conformità urbanistica-edilizia richiede in certi comuni fino a quattro mesi,  tempi lunghi e incompatibili con l’esigenza di avviare presto e senza intoppi il maggior numero di cantieri per la riqualificazione energetica e la sicurezza antisismica degli edifici.

Il governo è intenzionato ad affrontare il problema ma non ha ancora deciso come. Quali sono le strade possibili? Secondo fonti attendibili del Sole 24ore  la prima strada è di intervenire con un alleggerimento della «doppia conformità»: conformità solo rispetto ai titoli attuali, così si eviterebbe il paradosso di essere esclusi dal beneficio (o di dover sanare l’immobile) per l’irregolarità originaria di un intervento che sarebbe possibile fare oggi. Una proposta congiunta per alleggerire la verifica di conformità è arrivata dalle sponde opposte di anci (comuni) e ance (costruttori): considerare valide le asseverazioni che riportino esclusivamente gli estremi del titolo edilizio (o la data di esecuzione dell’opera).

La seconda strada è ampliare i margini di tolleranza, oggi limitati al 2%, per regolarizzare le difformità.

La terza strada è quella di evitare la «conformità» almeno per quegli interventi che sono assoggettati a regime di edilizia libera. 

Le modifiche rappresenterebbero una svolta per l’80 per cento degli immobili che hanno potenzialmente diritto alla detrazione, tra cui circa un milione di condomini, che non necessitano di essere demoliti e ricostruiti, ma solo di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, spiegano sempre i tecnici del consiglio nazionale degli architetti,  in questo modo il carico di lavoro che grava sugli sportelli unici per l’edilizia diventerà minore e “con ogni probabilità ciò si rifletterà positivamente anche sui tempi per le asseverazioni sulla conformità urbanistica per ecobonus e sismabonus, che continueranno a essere dovute”.

Un’altra novità, di cui in realtà si era già parlato è la necessità di creare un’apposita piattaforma per la gestione dei crediti d’imposta, una infrastruttura digitale non solo per la cessione del credito del superbonus ma anche per gli altri crediti cedibili.

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